La colonna vertebrale, vero e proprio asse del corpo, deve conciliare due parametri meccanici contraddittori : la rigidità e la elasticità. Per facilitare il movimento è necessario che le strutture del corpo rispettino le funzioni per le quali sono state create. Uno dei principi fondamentali della terapia manuale osteopatica in riabilitazione è quello di ripristinare in tutti i distretti del corpo, la corretta mobilità delle strutture, partendo dal presupposto che dove la mobilità risulti corretta è più difficile che si sviluppi la patologia.
Ciò perché la mobilità delle strutture non è fine a se stessa , ma è la condizione fondamentale per una fisiologica vascolarizzazione e innervazione dei tessuti. Per intenderci consideriamo una struttura ossea come il bacino, se il bacino sarà allineato, simmetrico e mobile consentirà ai visceri in esso contenuti (vescica, prostata, utero per la donna, ampolla rettale e altro ancora) di star comodi nella struttura in cui sono ospitati e di beneficiare di un ottimo nutrimento vascolare e di una efficace stimolazione nervosa, di tipo centrale periferica e neurovegetativa. Tutto è già stabilito a patto che garantiamo al nostro corpo il movimento, e spesso il dolore non ci consente questa opportunità. Viene spontaneo percepire il dolore come un pericolo ma in realtà rappresenta una semplice segnalazione , una spia rossa che ci informa di un guasto così in questo modo ci si chiede il perché e come è accaduto e ci invita ad una revisione per non danneggiare ulteriormente il nostro prezioso e insostituibile motore.
L’impossibilità, da parte del corpo, di lavorare nel rispetto della fisiologia,sviluppa compensi; quando il compenso non è più possibile, si insinua il dolore. Tutto ciò accade nel corso di un lungo tempo, per cui se ci lamentiamo di un dolore certamente esso non spunta in un giorno, ma ha una sua storia. Questo ci invita a pazientare nella risoluzione del dolore poiché il processo di autoregolazione fisica deve poter risolvere tutti gli adattamenti non idonei, rispettando la naturalità della patologia. La consapevolezza dei nostri compensi posturali ci consentirà di risolvere il dolore e di fare un’ottima prevenzione per il futuro. L’applicazione di una tecnica riabilitativa consente di attivare il processo di risoluzione, nel momento in cui il corpo non riesce a farlo con le sue sole forze. Dopo aver consultato il medico una successiva valutazione osteopatica svolta dal fisioterapista consente di trovare le zone con ridotta mobilità .L’articolazione per consentire il movimento deve poter conservare la completa mobilità in tutti i piani dello spazio.
Premessa che evidenzia come alcuni movimenti, apparentemente semplici, sono il risultato di un armonioso e ingegneristico scivolamento di segmenti ossei su un piano frontale, sagittale e orizzontale. La perdita di mobilità articolare provocherà in un primo tempo disordini funzionali. Possiamo pensare che un segmento osseo in disfunzione avrà sempre una certa mobilità nel senso lesionale e una difficoltà a tornare alla posizione fisiologica di riferimento. Quindi non potendo rispettare la completa escursione accadrà nel tempo che si usurerà la parte dove ci sarà più mobilità e si indebolirà disidratandosi, la parte che avrà una ridotta mobilità.
Rammentiamo che la nostra casa ossea dove abitiamo è un esempio architettonico efficiente, stabile, armonico e flessibile; è sufficiente averne cura per prevenire irrimediabili crolli. In osteopatia l’equilibrio proprio della salute passa per l’equilibrio dell’impalcatura ossea, responsabile dell’armonia del sistema nervoso,muscolare e circolatorio. La perfezione di ogni funzione è legata alla perfezione della struttura portante, essendo ogni parte del corpo interdipendente dalle altre.
Il nostro corpo contiene tutto l’occorrente per assicurarsi e mantenere lo stato di salute, questo rispetta il concetto dell’autoregolazione. Il nostro corpo ci chiede di mettere in pratica nel modo corretto, e quindi fisiologico, il movimento. L’uomo deve avere il desiderio di coccolare il suo corpo con il movimento e il terapista deve avere la sensibilità di normalizzare il micromovimento che appartiene alla nostra struttura .
SONIA CUPELLI
fisioterapista osteopata