Pompages fasciali

Tra le tecniche utilizzate per elasticizzare il tessuto connettivo sono noti in campo riabilitativo i pompages fasciali.

I pompages possono essere impiegati per stimolare la circolazione, per ottenere un rilasciamento muscolare e possono essere utilizzati a livello articolare per combattere la degenerazione cartilaginea(artrosi).

Cosa si intende per tessuto connettivo?

Il tessuto connettivo è formato da cellule connettivali: i blasti, che a seconda se si trovano nell’osso, nella cartilagine o nel tessuto fibroso, si chiamano rispettivamente osteoblasti, condroblasti,fibroblasti,ecc. Queste cellule a stella comunicano tutte con i loro prolungamenti protoplasmatici. Non hanno alcuna attività metabolica; la loro fisiologia consiste unicamente nella secrezione di due proteine costitutive: il collageno e l’elastina.

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Se il tessuto è sottoposto ad una tensione continua e prolungata il connettivo si allunga, se invece è sottoposto a tensioni brevi ma ripetute il connettivo diventa un tessuto più compatto , più resistente, ma perde progressivamente di elasticità. Lo spazio libero fra le cellule connettivali è occupato da quella che anatomicamente si chiama sostanza fondamentale. Tale sostanza è costituita da tre elementi: i fasci connettivali collageni, la rete di elastina e il liquido lacunare. Il sistema collagene non è stabile, ma può modificarsi nel corso dell’esistenza, sotto l’influsso delle tensioni a cui è sottoposto il tessuto.

 articolazioni

Abitualmente può allungarsi per favorire gli allungamenti fisiologici dell’accrescimento, oppure addensarsi. E’ una difesa del tessuto, se diventa più solido perde di elasticità e riduce la sua funzione meccanica. Più il tessuto perde di elasticità , più è soggetto a tensioni, più si addensa e più perde di elasticità. L’invecchiamento dell’uomo è un addensamento progressivo del suo connettivo. Il sistema elastina è la componente che conferisce grande elasticità e il suo stato si deforma sotto l’effetto della tensione. Si può affermare che l’elasticità del tessuto connettivo dipende unicamente dal suo maggiore o minore addensamento. Il terzo elemento della sostanza fondamentale è il liquido lacunare; esso occupa tutti gli spazi fra le cellule connettivali,i fasci di collagene e la rete di elastina. Questo liquido è la linfa interstiziale, racchiude moltissime cellule nutritizie e  macrofagi. Questo le conferisce un ruolo di primo piano nella funzione di nutrizione cellulare e in quella di eliminazione di scorie.Tutte le scorie di questa nutrizione sono immesse nel liquido lacunare, dove i macrofagi le fagocitano e le eliminano attraverso i capillari linfatici ed è qui che si manifesta la prima difesa cellulare. Se il tessuto connettivo si addensa ,perde la sua elasticità, e riduce gli spazi lacunari, ne consegue una alterata capacità vitale di nutrizione e di eliminazione. In questa sede ci occuperemo di quella parte del tessuto connettivo detto fibroso (tessuto di sostegno , capace di resistere alla rottura con fasci connettivi serrati e cementati da una proteina del gruppo mucinico) che comprende: tendini, legamenti, aponeurosi, pareti vascolari, fasce muscolari, guaine nervose e l’insieme del sostegno della pelle e dei visceri. Quest’insieme di strutture connettivali in Osteopatia è definita “fascia”, la quale permette la connessione tra le diverse parti del corpo e svolge inoltre, un ruolo importante nel metabolismo nutrizionale e nei fenomeni di osmosi. Funzionalmente il tessuto connettivo fibroso non riveste solo il ruolo di tessuto di sostegno e di rivestimento. Esso permette grazie al diverso grado di elasticità delle formazioni connettivali fibrose (tendini, aponeurosi, legamenti ecc) e al rapporto elastina/collagene lo scivolamento dei muscoli superficiali su quelli profondi e della cute sul sottocute. Da questo si deduce come il tessuto connettivale (epimisio, perimisio, endomisio) che tiene uniti i muscoli avvolgendoli in una fascia unica e continua, sia in grado di connettere tutto il corpo dalla pianta del piede al cranio.

Patologia della fascia

Il motore della circolazione lacunare è anzitutto la motilità della fascia, i suoi continui scivolamenti sui tessuti vicini. In queste condizioni, è facile capire che ogni immobilità della fascia, ogni blocco della sua motilità determina una stasi liquida e il ristagno ne incrementa l’aumento di tensione. Molti problemi di dolore, sono dovuti a tensioni anomale a cui è sottoposta la fascia.Per avere una idea del connettivo pensiamo al sistema aponeurotico , esso è rappresentato da fasce e molti autori paragonano il corpo umano, ad una marionetta in cui le fasce rappresenterebbero le asticelle animatrici. Per facilitarci l’immagine della fascia,possiamo pensare a due grandi combinazioni connettivali che avvolgono tutto il nostro corpo: la fascia superficiale che raddoppia la pelle, e l’aponeurosi superficiale che copre e divide la nostra muscolatura e dà al nostro corpo la sua morfologia.Sarà su questo sistema tissutale che agiscono i pompages circolatori, sui suoi movimenti di scivolamento che accelerano la circolazione lacunare.

A cosa servono i Pompages?

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I pompages circolatori accelerano la circolazione lacunare , sono dunque un mezzo per combattere e soprattutto ritardare i fenomeni di addensamento e di calcificazione artrosiche . La cartilagine non è irrorata dalla circolazione sanguigna , tutta la sua attività metabolica dipende dal liquido lacunare che riceve dai tessuti vicini. La circolazione lacunare viene così regolata da alterazioni della pressione della sua cavità intra-articolare. Il nutrimento cartilagineo  nasce da un alternarsi di una compressione e una decompressione tra due superfici articolari. Fisiologicamente l’azione di avvicinamento e allontanamento tra due superfici articolari intracapsulari è dato dalla spinta del nostro  respiro e più attivamente dalla successione delle sequenze motorie. Immaginiamo la dinamica del passo. La sequenza dell’appoggio plantare a terra e la fase di oscillazione dell’arto in aria riproduce praticamente la fase di incontro tra due superfici articolari come ad esempio la compressione tra i condili femorali e i piatti tibiali(articolazione del ginocchio). Nella fase di oscillazione dell’arto in aria i condili femorali e i piatti tibiali si decomprimono allontanandosi. Parliamo di piccolissimi movimenti all’interno della capsula articolare che garantiscono un nutrimento  sufficiente alle superfici condrali atto a mantenere l’ingranaggio del movimento costante e a combattere la temuta artrosi. I “pompages” vogliono riprodurre questa funzione riproponendo manualmente queste fasi alternate di compressione e decompressione  ossea.La cartilagine è un tessuto idrofilo che si “ carica di acqua “ durante la decompressione articolare e la spinge fuori durante la fase di impatto. Queste tecniche possono essere impiegate per ottenere un rilasciamento muscolare. In questo caso saranno effettuati nel senso delle fibre muscolari. E’ questa una tecnica molto efficace nel trattamento delle contratture, degli accorciamenti, delle retrazioni muscolari. La tecnica del “pompage” è relativamente semplice. Si effettua in tre tempi. In un primo tempo si mette in tensione il segmento interessato. E’ molto importante capire che per tensione non si intende –trazione-. Il terapista allunga lentamente, progressivamente, regolarmente, prendendo ciò che viene,ciò che la fascia gli concede. Quando la tensione va al di là dell’elasticità del tessuto provoca soltanto una reazione di difesa; e ciò si deve evitare. A poco a poco, man mano che la fascia si lascia andare l’allungamento aumenta. Il secondo tempo è il periodo di mantenimento della tensione, periodo che durerà fin quando il terapista sentirà la propia mano, che esegue la manovra, attirata nella direzione del ritorno dall’elasticità. In questo modo ascoltiamo e rispettiamo la necessità di quel tessuto in esame. In merito  a questa  sensazione si arriva al terzo tempo, il tempo del ritorno. La mano che avverte la necessità del tessuto di ritornare dovrà conservare questa sensazione durante tutta la fase del ritorno. La manovra deve essere più lenta possibile. La manovra  richiede molta concentrazione e sensibilità da parte del terapista ; è la parte più importante della tecnica.

 

 

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